luni, 9 septembrie 2013

Iranul a ordonat militanţilor din Irak să se pregătească să atace ambasada şi alte interese americane de la Bagdad, dacă SUA vor decide să intervină militar în Siria, informează astăzi cotidianul The Wall Street Journal (WSJ), care citează mesaje interceptate de serviciile secrete americane.
Mesajul Teheranului a fost transmis de Qasem Soleimani, comandantul unităţii de elită Al-Qods, divizie a Corpului Gardienilor Revoluţiei Islamice din Iran, şi era destinat diverselor miliţii şiite din Irak, potrivit funcţionarilor americani, transmite EFE, conform Agerpres. Potrivit The Wall Street Journal, Soleimani recomanda în mesajul transmis grupărilor şiite din Irak să fie în stare de alertă pentru a răspunde unui eventual atac al SUA împotriva Siriei.
  


Il vertice del G20, conclusosi oggi a San Pietroburgo, ha confermato tutte le divisioni della comunità internazionale sulla crisi siriana e, soprattutto, sull’intervento armato annunciato da Barack Obama. Divisione netta ma che secondo una nota degli Usa vedrebbe 11 paesi (Australia, Canada, Francia, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Arabia Saudita, Spagna, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti d’America) a favore di una riposta forte dopo la condanna per l’uso delle armi. Ma le divisioni restano confermate anche dal faccia a faccia tra il presidente americano e il padrone di casa russo, Vladimir Putin, che alla fine una riunione bilaterale a margine dei lavori l’hanno avuta. Riunione breve, peraltro, non certo paragonabile a un summit vero e proprio come quello originariamente in agenda e poi cancellato per gli strascichi dell’Nsagate, e contraddistinta da perduranti «divergenze» sulla Siria: è stato lo stesso Putin a ribadirlo, pur definendo il colloquio con Obama, meno di mezz’ora, «amichevole e costruttivo». Putin ha poi avvertito che, qualora passassero davvero all’offensiva, gli Stati Uniti e i loro alleati «si porrebbero al di fuori del diritto», in quanto non si tratterebbe di auto-difesa e d’altra parte occorrerebbe la «preventiva approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite». La Russia, ha avvertito, se le cose andassero diversamente aiuterebbe Damasco, sebbene solo sul piano «umanitario». La contrapposizione tra i due schieramenti si è consumata anche sul piano strettamente numerico. Il confronto è stato aperto dal premier turco Recep Tayyip Erdogan, secondo cui tra i partecipanti al G20 i più sarebbero favorevoli all’intervento. Putin nella conferenza stampa conclusiva ha ribattuto con cifre opposte: solo Stati Uniti, Arabia Saudita, Turchia e Francia appoggerebbero un attacco anti-siriano, insieme ai governi di Gran Bretagna, il cui Parlamento ha però bocciato l’iniziativa, e Canada, che comunque ha da tempo fatto sapere che non vi parteciperebbe direttamente. Contrari, tra gli altri, Russia, Cina, Argentina, Brasile, India, Indonesia, Sudafrica e l’Italia, unica citata tra i Paesi occidentali, con in più il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Immediata la contro-replica della Casa Bianca: undici Stati sui venti presenti a San Pietroburgo sarebbero pronti non solo a condannare l’attacco chimico del 21 agosto ma altresì a dare «una forte risposta internazionale» a Bashar al-Assad. La parola passa adesso al Congresso americano, che voterà sull’eventuale operazione anti-siriana la settimana prossima: ad affermarlo non è stato Obama bensì il francese Francois Hollande. L’americano ha anzi preferito sorvolare su come si comporterebbe qualora il Parlamento lo sconfessasse.  A San Pietroburgo a margine del summit del G20 è arrivato l’ennesimo monito del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, secondo il quale un’azione militare «avventata» in Siria potrebbe causare «serie e tragiche conseguenze» e portare a «a ulteriori violenze settarie», ha ammonito . Ban, che ha definito la crisi umanitaria in Siria «senza precedenti» nella storia recente - ha lanciato un appello alle grandi potenze perché mettano da parte le divergenze sul conflitto e prendano decisioni concertate per aiuti umanitari alla popolazione. Circa un terzo della popolazione che viveva in Siria prima del conflitto - rivelano dati Onu - è emigrata o è stata costretta a lasciare le proprie case nei due anni mezzo di rivolta contro il presidente Bashar al-Assad.  Ban Ki Moon ha incontrato oggi a margine del G20 di San Pietroburgo la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande con il suo ministro degli esteri Laurent Fabius e il premier turco Recep Tayyip Erdogan per discutere della crisi siriana. Il segretario generale Onu ha anche sottolineato l’urgenza di «evitare un’ulteriore militarizzazione del conflitto e di rinnovare, invece, la ricerca di una soluzione politica». «Il mondo deve fare qualsiasi cosa in suo potere per fermare la sofferenza del popolo siriano», ha aggiunto. 

Un comentariu:

Anonim spunea...

Basescu vrea sa ne trimita la razboi, Antonescu e in campanie electorala si Ponta nu stie cum sa fuga de raspundere si cum sa dea spaga inapoi,nu va lasati pacaliti de concesiile politicienilor. Ponta tocmai le-a dat solutia celor de la RMGC,transforma Rosia Montana intr-un nou Bechtel iar poporul saracit va plati hotiile politicienilor corupti.Aduceti-va aminte de ianuarie 2012,Arafat a fost repus in functie si Boc sacrificat. Rezultatul !? Accederea la putere a USL cu 70 %,aproape acelasi procent cu al lui Iliescu din 1990,procent care a bagat Romania in dezastru pentru un sfert de secol. Sa nu uitam de gazele de sist,de instarinarea si tinerea la secret a tuturor resurselor strategice ale Romaniei,de Codul Muncii facut la comanda corporatiilor pentru a transforma muncitorii romani in sclavi,de regionalizare si vanzarea terenului agricol la straini. Gazele de sist sunt un pericol mult mai mare pentru Romania, explorarea acestora a fost deja aprobata si bineinteles ca va urma exploatarea. In zona Moldovei se vor face pe una din cele mai periculoase falii seismice din Europa. Declansarea unui mare cutremur, foarte posibil din cauza acestor exploatari,poate sterge de pe harta Bucurestiul si alte cateva orase mari. Impotriva romanilor este in desfasurare un GENOCID pe timp de pace ! Sunt aproape 600 de oameni in Parlament ,sa nu uzeze scaunele platite de popor degeaba. Avem obligatia sa mergem pana la capat,noi cei carora le-a fost furata “revolutia”din 89 avem obligatia sa nu permitem ca acestor tineri sa li se fure propria Revolutie. Au dreptul si noi suntem obligati sa-i ajutam sa traiasca demni in tara lor,in Romania cea frumoasa si bogata ! SALVATI ROSIA MONTANA-SALVATI ROMANIA