sâmbătă, 24 ianuarie 2015

«Devono scegliere i cittadini greci e noi rispetteremo la loro volontà, così vuole la democrazia», ripete Pierre Moscovici, commissario Ue all’Economia.   Un mese fa il francese era ad Atene, a colloquio col premier uscente, il popolare Samaras, e in quell’occasione disse che la Repubblica ellenica «deve continuare nell’impegno di responsabilità fiscale e di riforma strutturale». Il messaggio non è mutato: «Chiunque vinca le elezioni - dice ora - sarà il nostro interlocutore», ricordando che, in ogni caso, «Pacta sunt servanda».  Le riforme vadano avanti   «Io non ho paura di Tsipras, ma di un governo debole», assicurava ieri un altofunzionario Ue. Syriza dovrebbe vincere, ma non è detto che abbia la maggioranza. Bruxelles, alla stregua dei mercati, teme l’instabilità, l’assenza di timoniere, una nuova lunga e accesa campagna elettorale per un’eventuale riapertura delle urne. Certo che, ammette un diplomatico del Consiglio, «sarebbe interessante vedere Tsipras al vertice del 12 febbraio: al punto “rafforzamento dell’Unione monetaria” parlerebbe di riforma del capitalismo... ».  Un punto è fermo, checché continui a scrivere «Der Spiegel»: «Nessuno vuole davvero la Grecia fuori dall’euro, né la Germania, nè Syriza - afferma Daniel Gros, direttore della think tank di Bruxelles Ceps -: Tsipras auspica “solo” una riduzione del debito nazionale e la fine dell’austerità».  Cose che, assicura l’economista tedesco, sono entrambe fattibili, soprattutto se Atene avanzerà con le riforme. «Tsipras sa che l’azione strutturale deve continuare - argomenta Zsolt Darvas del Bruegel -. Sarà difficile per lui trovare un accordo sui contenuti con la Troika, ma entrambe le parti hanno ottime ragioni per intendersi sulle riforme». A Bruxelles nessuno si attende uno strappo da Syriza, qualora conquisti le redinidel Paese. «Per motivi di buon senso», precisa l’economista europeo. In dicembre scadeva il programma di assistenza di Ue e Fmi alla Grecia, e dunque l’ultimo pacchetto da 7,2 miliardi di prestiti per l’accesso al mercato e il rifinanziamento del debito. L’esborso era condizionato. La Troika chiedeva altri 2 miliardi di riforme strutturali che Samaras ha preferito non sottoscrivere. Pertanto, ha negoziato due mesi di rinvio per valutare l’offerta, mossa curiosa visto che la Germania era disposta a concedergli un semestre. La scommessa di Samaras  -  Quella del premier greco è stata una scommessa spericolata. Sperava di chiudere in due mesi la partita del presidente della Repubblica e poi prepararsi per il voto che, in quel momento, era previsto per marzo. Non gli è andata bene. Il risultato è che - «entro il 10 febbraio per rispettare i tempi tecnici», spiegano fonti europee - Atene dovrà decidere se negoziare coi partner una nuova estensione del programma. Sarà necessario sia che il premier sia Tsipras, sia che Samaras resti in carica.  Senza la stampella Ue, il primo marzo il governo ellenico dovrà presentarsi sui mercati finanziari a sollecitare una manciata di miliardi (6-7). Lì potrebbe anche trovare qualcuno disposto a fargli credito, pagando però 10-12 punti di interesse. Sarebbe il primo passo verso una probabile bancarotta di primavera. «Una scelta saggia sarebbe una proroga di almeno sei mesi per consentire alla situazione di stabilizzarsi», stima una fonte Ue. Sei mesi, quelli che Berlino offriva in dicembre e che Samaras ha rifiutato. Perderli sarebbe una doppia beffa, oltre che un danno.

Un comentariu:

Anonim spunea...

Moneda elvetiana isi va pastra pentru multe luni raportul de suprematie asupra Euro, considera expertii financiari citati de Tribune de Geneve.

Decizia de a renunta la raportul fix de schimb cu Euro, de 1,20 CHF, a fost impusa de o realitate economica pe care mediile bancare o anticipau, releva analistii.

Planul Bancii Central Europene de a injecta peste 1000 de miliarde euro in economiile din zona ei de jurisdictie justifica decizia Bancii Nationale a Elvetiei. Nivelul redus al datoriei Elvetiei, somajul mic si competitivitatea economiei sunt, potrivit expertilor citati de publicatia din Geneva,suportul pentru un raport supraunitar intre CHF si Euro.

Publicatia elvetiana mentioneaza ca alte monede din afara zonei Euro sau a Dolarului USA ( coroana suedeza si corona daneza) au mijloace reduse de a se apara.
Pentru piata financiar bancara din Romania apare tot mai limpede ca masurile de protectie fata de scumpirea CHF sunt greu de luat prin masuri administrative sau presiuni politice interne care nu pot influenta cursul real leu/franc elvetian.